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Raccontami cosa hai sognato

  • Immagine del redattore: Veronica Buscarini
    Veronica Buscarini
  • 25 giu 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

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Martedì abbiamo parlato di opere d’arte e sogni, approfondiamo un po’ la questione.

Non mi addentrerò troppo nell'argomento dal punto di vista scientifico in quanto non mi compete, ma vorrei accennare in breve alle fasi del sonno.

Durante la notte abbiamo una fase di addormentamento, una fase di sonno profondo, e una fase REM in cui l’attività onirica è più intensa così come i movimenti oculari sotto le palpebre.

In questa fase sogniamo.


Il sogno è qualcosa di molto affascinante che connette inconscio e fantasia. Viviamo esperienze parallele dove l'impossibile accade e lo viviamo attraverso sensazioni reali.

Nel sogno proiettiamo immagini, paure o desideri e a volte creiamo situazioni assurde che non sappiamo da dove vengano fuori.

Inoltre il sogno, anche se spesso confuso e incoerente, ha in sé una certa dinamica narrativa, tanto che spesso ci troviamo a raccontare ai nostri amici perché spaventose, strane, oppure particolarmente affascinanti.


Vi è mai capitato di voler continuare a dormire per vedere come va a finire un certo sogno?


Un sistema molto interessante per prendere confidenza con i propri sogni, studiarli e fissarli nella memoria è quello di trascriverli. Non la sera, o dopo qualche ora, ma nell'immediato, appena apriamo gli occhi. È l’unico modo infatti per trattenere più dettagli possibili.

Oltre che essere utile per noi stessi, in quanto trascrivendo le situazioni dei nostri sogni si entra a contatto in modo consapevole con il nostro inconscio, può essere un vero toccasana per la creatività. Certo dalla semplice trascrizione di un sogno non nascerà di certo un’opera d’arte, i sogni sono contorti, improvvisi, illogici, però comunque è necessario scegliere una serie di parole per cercare di descrivere nel modo più fedele possibile ciò che abbiamo vissuto in sogno, le sensazioni. Oltre questo, appunto è un modo per stare con noi stessi, conoscerci meglio, e dal momento che quando scriviamo siamo noi e le nostre parole è molto importante saper comprendere le proprie emozioni.



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Vi è mai capitato di svegliarvi con una sensazione nitida, positiva o negativa, che avete vissuto in sogno ma che non riuscite a recuperare una volta svegli?

C'è chi per cercare di afferrarla ha dato luce a un capolavoro.

Una notte del 1816 l’autrice inglese Mary Shelley si trovava con il marito e due amici in una baita a Ginevra. Gli amici, bloccati lì dal temporale, decisero di raccontarsi storie dell’orrore. Mary Shelley la sera si addormentò piuttosto agitata al pensiero di dover inventare una storia di paura con la quale confrontarsi con gli altri.

Quella notte sognò uno studente inginocchiato a fianco di una creatura che lui stesso aveva creato e che teneva invita tramite una scossa elettrica. Sì svegliò con una forte sensazione di terrore, e fu inseguendo proprio quella sensazione che scrisse Frankenstein, cercando di riportare su carta la paura sentita in sogno.


Mary Shelley non è l’unica ad aver dato alla luce un capolavoro a partire da un sogno.

Vi ho già parlato di Stephen King con Misery. Stephen King ha raccontato di aver sognato, durante un viaggio in aereo, una fan sfegatata di uno scrittore, la quale possedeva un maiale di nome Misery e teneva prigioniero lo scrittore costringendolo a scrivere per sapere come finiva il suo romanzo preferito.


Allo stesso modo anche Stevenson ha raccontato di aver scritto la prima versione de Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde in soli tre giorni per inseguire le atmosfere di un sogno avuto nella notte.


Insomma, quando si dice "la notte porta consiglio" dopotutto c'è un buon fondo di verità.


 
 
 

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