Pillola n. 17
- Veronica Buscarini
- 22 set 2020
- Tempo di lettura: 3 min

Il mio sito si chiama Scrivi&Riscrivi, questo è abbastanza significativo di quanto io ritenga importante la fase della riscrittura di un testo.
Spesso molti scrittori esordienti tendono a non voler più toccare il proprio testo una volta ultimata la prima stesura in modo da non allontanarlo dalla sua prima versione, che erroneamente viene ritenuta quella più pura, più vicina all'ispirazione originaria.
Questa convinzione è figlia di una visione romantica e istintuale della scrittura, che è rimasta, soprattutto in italia, dai tempi di Benedetto Croce, e che genera in molti la convinzione che andando a ritoccare un testo lo si corrompa.
La scrittura però non è, come diciamo sempre, solo ispirazione, grilli per la testa e sguardo perso nel vuoto. La scrittura è studio e impegno. Possiamo anche scrivere la prima stesura sul flusso dell’ispirazione, ma il lavoro non finisce lì, il testo va rielaborato, ridefinito, smussato. Va fatto il cosiddetto labor limae.
Ancora prima di andare a vedere perché riscrivere è importante vi consiglio un esercizio molto utile per capire l’importanza della riscrittura.
Scrivete un racconto, anche breve, di due o tre cartelle. Lasciate passare una settimana o due. Riscrivetelo. Lasciate passare altre due settimane, e riscrivetelo ancora.
Ora prendete la prima versione del racconto e l’ultima e fatela leggere a parenti e amici. Qual è la migliore?
Riscrivere è importante. Se provate a svolgere l’esercizio che vi ho proposto vedrete che anche volendo ricopiare un testo, riscrivendolo cambierete qualcosa.
Trascrivendo un testo parola per parola infatti siamo inevitabilmente costretti a pesare ogni singolo termine, e questo ci porterà a chiederci: vale la pena lasciarlo? È di troppo? È abbastanza efficace?
E il risultato? Peseremo di più le parole e la nostra scrittura diventerà più consapevole.
Ci accorgeremo anche dei punti deboli del testo, momenti in cui non abbiamo seguito il nostro obiettivo, e probabilmente, riscrivendo, ci verrà più naturale andare a sistemarli. Forse ci verranno in mente idee diverse per determinate scene, dinamiche in grado di soddisfare meglio le aspettative che si propone la storia.

Come riscrivere i propri testi?
Innanzitutto, bisogna avere ben chiaro il proprio obiettivo. Se non si ha ancora chiaro cosa si vuole dire, se la progettazione manca, il testo manca di motivazione, la riscrittura contribuirà a peggiorarlo.
Se invece l’obiettivo del testo è chiaro allora la riscrittura aiuterà a centrare ciò che si vuole dire e a raggiungere le proprie aspettative.
L’importante è far passare un po’ di tempo prima, lo capirai tu di quanto tempo hai bisogno per staccarti dal testo, e te ne accorgerai perché comincerai a notarne i difetti. A quel punto inizia la riscrittura.
È un lavoro lungo, spesso trascurato per pigrizia e ansia di arrivare alla pubblicazione, ma è molto importante. È così infatti che ci si concentra sui dettagli, sulla punteggiatura, sugli aspetti stilistici che durante la prima stesura vengono trascurati.
Riscrivendo ci muoviamo in un materiale con cui abbiamo già confidenza, siamo meno distratti dalla storia, e possiamo concentrarci sul resto, su quei dettagli che rendono piacevole la lettura.
È un lavoro lungo ma importante, in cui siamo profondamente a contatto con il nostro testo, che piano piano leva il suo volto più grezzo per avvicinarsi sempre di più alle nostre aspettative.
Si possono fare due tipi di riscrittura. Io personalmente mi trovo meglio a riscrivere l’intero testo, parola per parola, e lo faccio per una o due volte in base al risultato.
Oppure si può rileggere il testo intervenendo in maniera più o meno pesante nei punti in cui non siamo convinti.
In genere il mio consiglio è di adottare questo secondo metodo solo se il testo ci sembra più solido e ne siamo molto convinti anche dopo che è passato un po’ di tempo dalla prima stesura.
Se invece rileggendo il nostro testo lo cestineremmo subito allora è il caso di fare un respiro profondo, stamparlo, e con calma riscriverlo. Parola per parola.
E quando fermarci?
Lo sentiamo noi. Avremo sempre dei dubbi, ma quando capiamo che il grosso è fatto, che più di così finiremmo per andare oltre, allora è il caso di fermarci e chiamare in causa un lettore esterno, un editor, un agente, o un amico che legge molto.
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