Pillola n. 16
- Veronica Buscarini
- 15 set 2020
- Tempo di lettura: 4 min

Il finale è un momento critico. Spesso mi capita di leggere storie che hanno un finale debole che non conclude realmente la storia.
I modi in cui le storie finiscono sono molteplici, ma quella che stiamo scrivendo ha un solo finale. Dobbiamo essere bravi a riconoscerlo, e scriverlo.
Possiamo anche cambiare finale in seguito, ma sicuramente occorrerà cambiare alcuni elementi anche nella parte precedente, con il risultato che saremo di fronte a un’altra storia.
Prima di vedere gli ingredienti per costruire un buon finale, passiamo in rassegna i tipi di chiuse possibili.
Come può finire una storia?
FINALE CHIUSO: è il finale di tipo classico. La storia è finita e tutti gli snodi e i conflitti sono risolti. Che sia un lieto fine o tragico non importa, la storia non lascia punti irrisolti. Tutto è spiegato.
FINALE APERTO: c’è comunque una conclusione, l’arco di sviluppo dei personaggi si è compiuto, i conflitti maggiori si sono risolti, ma l’autore non ha risposto a tutto. Ci sono elementi ancora non svelati, cui il lettore può cercare di rispondere ripensando a quanto accaduto.
È un tipo di finale che finale che funziona se la storia è ben progettata. Per intenderci, non è un modo per sfuggire al finale, ma si sceglie volutamente di lasciare degli snodi irrisolti.
Un esempio ben riuscito di questo finale è L’incubo di Hill House di Shirley Jackson, nella mia lista dei tre libri preferiti.
Shirley Jackson conclude le vicende dei tre personaggi, la loro evoluzione, e risponde ai loro più grandi interrogativi, quello che rimane irrisolto è il mistero intorno cui si sviluppa la vicenda. Ci interessa saperlo? Sì. Eppure, non ce lo dice. Perché non è importante, perché forse nemmeno i protagonisti lo sanno, e noi come loro possiamo solo fare teorie e immaginare risposte possibili.
FINALE CIRCOLARE: molto comune quando una storia comincia da un punto e tutto si svolge come un grande flashback per poi spiegarci la scena finale; la storia si conclude nel punto in cui è iniziata.
FINALE A SORPRESA: la vicenda viene ribaltata. Ciò che accade nel finale stravolge il punto di vista e ciò che lo spettatore ha creduto fino a quel momento. Molto utilizzato nei thriller o mistery. Un esempio? Il sesto senso.
Naturalmente è possibile che queste tipologie di finali vengano combinate. Come sempre in letteratura, le regole non sono rigide.

Vediamo ora gli errori più comuni che si compiono quando si scrive il finale:
FINIRE TROPPO PRESTO: finali che in realtà non esistono. Il finale è un momento delicato e molto complesso, infatti i nodi si sciolgono, si risolvono gli interrogativi dei personaggi. Per questo motivo, spesso, questo può fare paura.
Capita allora che uno scrittore alle prime armi, preso dalla foga di voler finalmente mettere la parola fine al suo scritto, semplicemente risolva alla svelta lo snodo principale lasciando tutto il resto indefinito.
Cos'è successo? Hai forzato la storia, l’hai chiusa prima. Ma le storie che creiamo hanno un loro sviluppo intrinseco, non dobbiamo imporre la fine, ma capire dove effettivamente finiscono.
FINALE TROPPO LUNGO: hai scelto di risolvere tutti gli snodi, di raccontare l’esito di ogni vicenda e che cosa accade a tutti i personaggi. Cerca di capire però dove fermarti. Se il finale è troppo lungo, se senti l’esigenza di spiegare al lettore per filo e per segno ciò che è accaduto, evidenziando collegamenti logici e motivazioni, probabilmente senti l’esigenza di farlo perché la storia non è esaustiva.
Ricorda: lo "spiegone" annoia e lascia indifferenti i lettori. È molto comune nei gialli. I gialli sono un genere molto complesso, in cui alla fine è inevitabile rivelare i misteri della vicenda, ma bisogna farlo raccontare alla storia, agli eventi.
Cosa fare se nello scrivere il finale ci rendiamo conto che abbiamo bisogno di spiegare troppo? Probabilmente la tua storia ha qualche lacuna, durante la progettazione qualcosa non è stato approfondito abbastanza. Non scoraggiarti, fai una pausa di qualche giorno, poi rileggi il tutto e capisci cosa non va, cosa è necessario aggiungere e cosa è stato anticipato troppo.
SOTTOTRAME DIMENTICATE: se inserisci una sottotrama, la vicenda di due personaggi secondari, non puoi dimenticartene a metà. Devi far sì che la storia ci dica che cosa è accaduto, come si è evoluta la loro vicenda. I lettori vogliono saperlo.
FINALE DI UN’ALTRA STORIA: lo abbiamo detto all'inizio, ogni storia ha un suo finale e il finale deve rispondere all'interrogativo che poni all'inizio, al conflitto principale del tuo protagonista. Non deve soltanto concludere la vicenda, ma dare risposte ai lettori. Se non lo fa non è il finale giusto.

Come deve essere un buon finale?
Un buon finale deve essere in grado di lasciare la storia nel lettore. Ci fate mai caso? Per quanto tempo continuate a pensare a una storia una volta chiuso il libro? Di certo non è solo per il finale, ma senza un buon finale le storie passano prima. Magari ci lasciano insoddisfatti, ci fanno arrabbiare, o perdono di senso.
Il finale per funzionare deve rivelarci, oltre che la conclusione della vicenda, il tema di quella storia. Non deve dichiararlo, deve dircelo tra le righe, senza che ce ne accorgiamo. Deve lasciarci una certa idea di mondo, un significato che è al di là della vicenda narrata. Il tema della storia, quello che volevamo dire con quel racconto, si rivela ai lettori sul finale senza che se ne accorgono, costruendo le scene e gli eventi in un determinato modo.
Cosa posso fare per allenarmi a scrivere un buon finale?
Armati dei tuoi romanzi/racconti preferiti, rileggi il finale e analizzalo considerando tutto ciò che è accaduto prima.
Poi chiediti: che tipo di finale è? Cosa mi dice al di là della storia? Come è stato costruito?
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