Pillola n. 15
- Veronica Buscarini

- 7 set 2020
- Tempo di lettura: 4 min

Quando scriviamo un testo non dobbiamo sottovalutare la punteggiatura. Mettere una virgola, un punto o un punto e virgola fa la differenza non solo a livello grammaticale.
Questo argomento non rientra propriamente nella narratologia, ma penso sia importante avere ben presente come utilizzare la punteggiatura.
Non mi soffermerò troppo sulle regole grammaticali, dando solo qualche nozione generale.
Il punto indica una pausa forte. Si utilizza quando si cambia argomento, quando la frase finisce.
La virgola indica pausa debole. Non divide mai soggetto e verbo, verbo e complemento oggetto.
Il punto e virgola è molto poco usato, è una pausa più forte. Si può utilizzare in diversi punti del testo, anche negli elenchi se si vuole dare risalto ai termini; in generale lo si mette quando l’argomento resta lo stesso.
I sospensivi sono tre e solo tre. Indicano sospensione, attesa, interruzione.
Il punto esclamativo è uno soltanto, altrimenti è errore grammaticale.
Il punto di domanda, anche qui non se ne può mettere più di uno.
Bene, ora che abbiamo fatto un ripassino grammaticale capiamo cosa cambia a livello stilistico e di storia in base al modo in cui usiamo la punteggiatura.
Innanzitutto è bene chiarire che non possiamo andare contro le regola grammaticali in nome dello stile, questo infatti sarebbe giustificato solo nel caso in cui il valore stilistico assunto sia talmente alto da giustificare l’errore, e questo non accade mai. Per cui, le regole grammaticali in punteggiatura vanno seguite.
Vediamo cosa può dirci la punteggiatura.
Un romanzo ricco di suspense, pieno di azione e avventura, è molto più probabile che abbia frasi brevi e punteggiatura fitta.
Frasi molto corte interrotte da punti forti danno un senso di velocità e di immediatezza.
Se invece siamo di fronte a una storia dal ritmo lento, molto riflessiva, è più probabile che i periodi siano più lunghi, e la punteggiatura più diluita.
Inserire una virgola o non farlo fa differenza in un testo, le pause infatti fanno parte dello stile, sono il tono e la velocità che avrà il nostro testo.
Spesso capita, scrivendo di getto, che si inseriscano numerose virgole, punti, anche dove non andrebbero messi. A me succede molto spesso di rileggere e cambiare di molto la punteggiatura.
Fa parte di quegli elementi non immediatamente riscontrabili che contribuiscono a dare colore al testo, a comunicarne la sua vibrazione a chi legge.

Leggendo testi, soprattutto di esordienti, mi capita spesso di trovare errori ricorrenti, vediamoli insieme e capiamo come evitarli:
Andare a capo ad ogni punto fermo: errore. Si va a capo solo se cambia l’argomento del discorso. Altrimenti avremo un testo pieno di a capo e fastidioso alla lettura.
Profusione di virgole e virgole tra soggetto e verbo. La virgola è il segno più usato, ma va fatto nel modo giusto e rispettando le regole grammaticali. Una virgola utilizzata male rischia di compromettere l’intero senso della frase. Bisogna poi capire dove metterla, in quanto è responsabile anche del tono di ciò che raccontiamo. Sfatiamo un mito: la virgola si può mettere prima della e. Se sentiamo che ci vuole, che ci sta bene, se ci piace la sfumatura che dà alla frase, non facciamoci problemi e mettiamola.
Assenza di punti e virgola. Usiamoli, a volte ci aiutano a portare avanti il discorso lì dove il punto fermo sarebbe troppo e il punto e virgola troppo poco.
A questo proposito sul punto e virgola mi va di riportarvi un esempio.

In questo passo tratto da It di Stephen King siamo nel punto in cui Bill Denbrough sfoglia l’album di George, suo fratello morto. Il modo in cui King sceglie di usare il punto e virgola qui, ci dà la sensazione di come Bill, sfogliando l’album, si soffermi su ogni foto, la osservi a fondo; e questa lentezza conferita dal punto e virgola contribuisce anche a renderci l’idea del profondo dolore che Bill prova nello sfogliare quell'album.
L’elenco è poi chiuso da un punto fermo, Bill smette di sfogliarlo, e una frase puntuale, piana e veloce, separata solo da un inciso necessario a livello grammaticale, ci butta a capofitto in tutta la brutalità del suo dolore.
Se avesse usato una semplice virgola l’effetto sarebbe stato lo stesso? Beh, sicuramente no. Il tempo con cui leggiamo una frase è determinante anche del senso e del sentimento stesso di quella frase.
I tre puntini messi dopo ogni frase: i tre puntini indicano una sospensione, un’incertezza o un’interruzione in un dialogo. Usati nei punti giusti sono efficaci, ma abusandone perdono la loro forza e il loro significato.
Abuso di punteggiatura. Più in generale, sfilza di punti esclamativi e punti di domanda, oltre che essere sbagliati grammaticalmente finiscono per suscitare l’effetto contrario. Non è così che si rende lo stupore, o una forte emozione, ma dipende dal modo in cui è costruito il testo. Soprattutto per il punto esclamativo va usato solo nei punti giusti, dove è veramente necessario e cioè dove l’autore o il personaggio fa effettivamente un’esclamazione, altrimenti perde di intensità. Se il testo è pieno di punti esclamativi chi legge non ci fa neanche più caso.
Come fare per imparare a utilizzare la punteggiatura nel modo giusto?
Di nuovo, come sempre, leggere in modo consapevole. Soffermarsi, non necessariamente in tutto il testo, ma in una o due pagine, sulla punteggiatura. Chiedersi, cosa sarebbe cambiato se qui invece della virgola l’autore avesse messo un punto?
Cercare soprattutto di capire come cambi la punteggiatura tra i diversi testi, e che significati in più ci trasmette.
Un esercizio utile può essere quello di modificare la punteggiatura di un testo. Ad esempio prendere un brano ipotattico e lento e trasformarlo in un brano paratattico e veloce. A questo punto vale la pena chiedersi che effetto ci fa il testo così modificato. Cosa cambia? Cosa ci trasmette di diverso?
Oltre questo può tornarti utile leggere ad alta voce, vedrai, farai più caso alla punteggiatura








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