Pillola n. 11
- Veronica Buscarini

- 27 lug 2020
- Tempo di lettura: 3 min

Nella pillola di oggi parliamo di un argomento piuttosto complicato: i dialoghi.
Potremmo considerare i dialoghi una sorta di prova del nove: se i nostri personaggi sono solidi, tridimensionali e ben costruiti allora parleranno in modo naturale e avranno una loro voce.
A questo proposito potrebbe essere utile un ripassino alla Pillola n. 3 in cui abbiamo parlato dei personaggi.
Come si costruisce un dialogo efficace?
Innanzitutto, bisogna considerare che il parlato è molto diverso dallo scritto, per cui bisognerà ricreare in modo artificiale la naturalezza del parlato.
Rendersi conto di questa differenza è importante e la cosa migliore per farlo è ascoltare i dialoghi fra le persone, o addirittura registrare alcuni amici che parlano e provare a trascrivere i loro discorsi.
Questo può aiutarci in quanto ci permette di renderci conto del ritmo, di come ci si sovrappone e della logica in cui si collegano gli argomenti; allo stesso tempo ci permette di notare la differenza tra un dialogo nella realtà e uno su carta.
Spesso capita, nello scrivere un libro, di notare che una volta che facciamo parlare due personaggi continuano il dialogo da soli con estrema facilità e scorrevolezza. Ecco, nella maggior parte dei casi quand'è così dovremmo fermarci e capire dove stiamo sbagliando.
Infatti di solito quando ci accorgiamo di avere troppa naturalezza nel far dialogare due personaggi è probabile che non stiamo usando la loro voce, ma la nostra.

Come organizzare un buon dialogo?
Step fondamentale per questo è che i personaggi siano ben costruiti e abbiano una loro voce.
Bisogna poi aver ben chiaro in mente che cosa si vuole dire, su cosa verterà il dialogo e che arricchimento darà alla storia.
A questo punto i personaggi parleranno e anche in questo bisogna stare attenti a curare la loro voce.
Se abbiamo un personaggio timido, è difficile che si esprimerà con toni imponenti e decisi. Un bambino parlerà guardando il mondo dal suo punto di vista, così come una persona poco acculturata non si esprimerà come un professore universitario.
È molto importante tenere presenti questi aspetti per poter creare voci distinguibili anche senza leggere il nome di chi parla.
Lo scambio di battute è necessario poi che arricchisca la storia, non bisogna inserire dialoghi gratuiti, solo per riempire spazio, l’effetto infatti sarà quello di annoiare il lettore.
In che modo un dialogo può arricchire la storia che sto raccontando?
Attraverso un dialogo si danno informazioni in più (tipo di confidenza tra i personaggi, relazione tra loro, eventi cui il protagonista non ha assistito, ecc.)
I gesti. Quando si fanno parlare i personaggi è molto importante curare la gestualità. I gesti possono infatti rivelarci un’intenzione diversa da quella del discorso diretto. Ad esempio se la nostra protagonista dice “Sono molto felice” ma lo fa abbassando gli occhi ci crediamo meno.
Le parole usate. Il tono, l’uso o meno del dialetto, la pronuncia errata di un termine, l’uso di slang giovanile, ecc. sono tutti elementi che ci danno informazioni preziose sulla storia e ci evitano di doverle dire. L’effetto in questo modo sarà amplificato.

Ricapitolando, vediamo cosa fare e cosa non fare in un dialogo. Cosa cioè rende un dialogo credibile e cosa invece ha l’effetto contrario.
Cosa fare per costruire un buon dialogo:
Creare una voce caratterizzante e personaggi ben costruiti
Inserire ripetizioni o tic linguistici (non troppi). Parlando ci si ripete spesso, ci sono parole e modi di dire che ci piacciono più di altri, ricreare in parte questo nel dialogo scritto è un espediente che dà naturalezza, ma abusarne potrebbe creare l’effetto contrario.
Evitare l’uso di termini altisonanti, poetici, descrizioni letterarie. Non parliamo mai così e risulterebbe solo uno sfoggio dell’autore se vengono inseriti nel dialogo.
Non inserire battute di dialogo tanto per riempire spazio








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