Pillola n. 10
- Veronica Buscarini

- 20 lug 2020
- Tempo di lettura: 4 min

Nella pillola di oggi affrontiamo l’argomento descrizioni. La descrizione è un aspetto complesso di un racconto in quanto sfida l’autore stesso a trasformare il mondo che ha intorno in parole. Se i dialoghi e le azioni sono elementi presente già di per sé nella realtà, le descrizioni non ci sono. Per questo descrivere si tratta di un processo artificiale che consiste nel tradurre in parole la realtà.
La descrizione si è modificata nel tempo. Una volta, quando non esistevano il cinema, la TV e la fotografia, i lettori volevano vedere attraverso le pagine. Le ampie descrizioni ottocentesche, che troviamo ad esempio in Manzoni o in Flaubert, servivano proprio a vedere posti che i lettori non conoscevano, dovevano permettere di immaginarli fin nei dettagli.
Oggi, grazie alla tecnologia, siamo tutti più abituati a avere in mente luoghi anche lontani da noi, per cui questo tipo di descrizione, che possiamo considerare classica, è molto meno utilizzata.
Si preferisce una descrizione più rapida, posare lo sguardo su una luce particolare, su un dettaglio, su quei pochi aspetti che riescono a rendere il colore, l’essenza di un oggetto, un luogo o una persona.

Vediamo ora nel dettaglio come approcciarsi alla descrizione.
Quando ci si sofferma a descrivere qualcosa bisogna considerare che questo comporta un rallentamento dell’azione, il che va bene in quanto arricchisce la storia stessa dandole spessore e intensità, bisogna però per questo motivo scegliere cosa descrivere e cosa no. Una storia troppo piena di descrizioni rischia di risultare lenta, al contrario una troppo vuota di non dare abbastanza informazioni al lettore.
In linea di massima è bene descrivere ciò che avrà un ruolo consistente nella nostra storia. Dilungarci ad esempio su una strada solo per il gusto di descriverla, senza che questo ci dia informazioni in più sul nostro racconto, può avere l’effetto di un esercizio di stile, uno sfoggio da parte dello scrittore senza una vera utilità.
Quando scegliamo di descrivere qualcosa ricordiamoci anche che anche un oggetto o un paesaggio potrebbero dirci di più di una situazione o di un personaggio, ad esempio del suo stato d’animo, oppure rivelarsi una metafora di ciò che sta vivendo.
Non dimentichiamoci inoltre il punto di vista della nostra storia. Le descrizioni variano in base a chi è il nostro protagonista, se stiamo narrando dal punto di vista di un bambino dovremo adattare ciò che descriviamo al suo mondo.
Descrivere: una sfida.
La sfida delle descrizioni oggi è quella di arricchire il narrato e non annoiare, di saper rendere l’essenza della realtà sintetizzandola in pochi aspetti, due o tre dettagli che riescono “a rendere l’idea”.
Per cogliere l’essenza di qualcosa è fondamentale il lessico, per questo la seconda sfida è verso la nostra competenza linguistica.
Vi è mai capitato di voler descrivere qualcosa ma di non sapere che parole utilizzare per indicare proprio ciò che avevate in mente?
È normale, la lingua italiana è molto vasta. Non per questo però bisogna rinunciare.
La principale arma quando ci si accinge a descrivere è il dizionario. Approfondite, cercate sinonimi, variate. Non utilizzate termini scontati ma nemmeno eccessivi, trovate quelli giusti.
A questo proposito vi propongo un esercizio che può rivelarsi anche divertente. Prendete una foto di un oggetto e appiccicatela su un foglio di word. A questo punto sotto la foto elencate ogni parte di quell'oggetto, all'inizio sarà facile ma poi troverete difficoltà. Cercate su internet, sul dizionario, vedrete, sarà un buon modo per arricchire il lessico.
Vediamo ora cosa bisogna evitare quando si descrive qualcosa:
Gli elenchi dettagliati.
Spesso abbiamo voglia di rendere una stanza, un luogo o una persona alla perfezione. Questo però è un vezzo dell’autore che ha come unico risultato quello di annoiare e soffocare il lettore non lasciando spazio alla sua immaginazione.
La descrizione deve arricchire, non annoiare.
Banalità
Ciò che arricchisce soprattutto una descrizione è la varietà, l’originalità che non significa dover esagerare e inserire termini difficili, ma piuttosto creare descrizioni in cui si senta la propria voce, metafore specifiche adatte a quel determinato oggetto e non ad altri. Leggersi dentro e capire cosa effettivamente ci suscita la vista di quel determinato luogo.
Dire che i capelli sono biondi e fermarci lì se non ci viene in mente similitudine migliore di “come il grano”.
Evitare di descrivere ciò che si conosce già e che non serve.

Ricapitolando possiamo trovare due tipi di descrizioni:
Classica: ormai poco usata, la si trova nei romanzi più datati. Consiste nel descrivere tutto per fornire al lettore una fotografia di ciò che non può vedere e magari non conosce. Solitamente si parte da un quadro generale per poi focalizzarsi nei dettagli.
Moderna: si tratta di rendere l’essenza delle cose. Saper scegliere quei tre o quattro dettagli in grado di dare l’idea di qualcosa. Va in ordine sparso.
Fondamentale per fare delle buone descrizioni è leggere molto. Soltanto leggendo si forma il lessico e la propria voce per descrivere in modo originale e costruttivo per la storia che stiamo raccontando.
Altro consiglio?
Descrivete. Così, per esercizio e vostro gusto. Prendete oggetti che avete in casa, meglio se banali e semplici, come una matita o un astuccio e descriveteli. Cercate di rendere quella descrizione originale, varia.
Fatelo anche con gli odori, con i sapori. Descrivete con tutti i cinque sensi, solo così riuscirete davvero a trovare l’essenza della realtà e riferirla a parole.








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