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Non perdere il segno!

  • Immagine del redattore: Veronica Buscarini
    Veronica Buscarini
  • 31 lug 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

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In questa settimana di lavoro intenso e orari sballati ho anche un po’ stravolto le pubblicazioni sulla mia pagina Instagram e sul blog.

Molti di voi al sondaggio di mercoledì hanno risposto che preferiscono tenere il segno utilizzando segnalibri piuttosto che fare orecchie al libro.


Io tendo a variare a seconda del libro. Se è un libro che volevo leggere da tanto, che ha una bella copertina, un bel titolo, allora mi piace tenerlo con massima cura, al punto di evitare anche di piegarlo sul dorso.

Se invece è un libro a cui tengo meno, oppure molto lungo, allora mi arrendo alla comodità di piegare un angolino della pagina per tenere il segno.

Per chi ama leggere, e in generale un po’ per tutti, il libro è un oggetto che ispira rispetto. Spesso sentiamo come una sorta di peccato lo scrivere con la penna su un libro, persino in quelli di scuola. Si tende a conservarli con la massima cura.


È per questo motivo che il segnalibro ha una storia antichissima, già verso la metà del 1300 venivano infatti utilizzati dei nastrini per tenere il segno nel Vangelo letto durante la messa.



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La data ufficiale di nascita del segnalibro però è il 1584, quando lo stampatore Christopher Barker regalò alla regina Elisabetta I d'Inghilterra un libro in cui aveva cucito all'interno un nastro di seta.

I primi segnalibri erano infatti dei nastrini cuciti all'interno dei libri.

Solo più avanti si è diffuso il segnalibro autonomo rispetto al libro. Oggi ne esistono di ogni tipo e materiale, di stoffa, di legno, di seta, ecc.

Si tratta sempre di una bella idea per un regalo, è un oggetto che trovo affascinante.

Un segnalibro può essere davvero di tutto, si possono utilizzare penne, matite, graffette, fazzoletti, qualsiasi cosa.




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Il poeta Gabriele D'Annunzio amava tenere il segno ai suoi libri più amati con segnalibri vegetali, foglie o fiori lasciati pressare fra le pagine.

Non tutti però sono d’accordo su questa pratica in quanto il fiore appassendo fra le pagine finisce per rovinare il libro.

A questo proposito c’è una critica molto bella all'utilizzo di segnalibri vegetali da parte di Maurizio Bettini citata da Massimo Gatta nel libro Breve storia del segnalibro.


Ve ne riporto un pezzetto:


Bisogna evitare di mettere nei libri fiori o foglie perché, appassendo, fiori e foglie trasmettono il tempo ai libri: che da questo contagio sono di per sé immuni.
[...]
L’unica cosa che i libri sopportano fra le loro pagine è il segnalibro, che non è contagioso e non ha nulla a che fare col tempo. A meno che non si abbia l’abitudine di usare a questo scopo delle cartoline e di lasciarle poi fra le pagine a libro finito.

Beh, che dire, da piccola ho contagiato con il tempo numerosi libri, amavo lasciare i fiori più belli appassire tra le pagine.

 
 
 

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